Hong Kong, 21 Novembre 2016
Nel pianificare un’espansione in Asia, il top management di un gruppo societario può trovarsi di fronte ad una difficile decisione riguardo alla localizzazione delle attività commerciali che spesso si riduce ad una scelta tra Hong Kong e la Repubblica Popolare Cinese (“Cina”). Quest’affermazione risulta particolarmente vera quando sarà necessario stabilire, oltre alle attività commerciali, anche una società di produzione in Cina controllata interamente da una holding basata ad Hong Kong.
Questa Newsletter si pone l’obiettivo di segnalare alcune delle principali questioni da considerare quando si affronta questa decisione.
L’analisi terrà conto della fiscalità, dei vantaggi legali e finanziari di localizzare un’attività commerciale ad Hong Kong rispetto alla Cina, in relazione ai beni prodotti in Cina e venduti in tutta l’Asia, Cina compresa[1].
1.1. L’hub finanziario di Hong Kong
Hong Kong è uno dei più grandi e dinamici centri finanziari del mondo[2] e rappresenta la porta d’ingresso della Cina per gli investimenti in entrata e in uscita.
Già nel 2014, quasi il 58% dei Foreign Direct Investments (“FDI”)[3] dell’intera Cina aveva come destinazione Hong Kong.
Dall’altro lato, Hong Kong risulta essere la più ampia fonte di investimenti diretti dall’estero nel continente cinese. Alla fine del 2015, tra tutti i progetti finanziati dall’estero e approvati nel continente cinese, il 44.7% era legato ad interessi di Hong Kong.
Inoltre, secondo le statistiche della dogana cinese, Hong Kong è il secondo partner commerciale della Cina continentale dietro agli USA, rappresentando l’8.7% del suo intero commercio nel 2015.
1.1. Circolazione di capitali: un confronto tra Hong Kong e Cina
Di seguito si evidenziano alcuni dei principali vantaggi da un punto di vista finanziario nello stabilire un’attività commerciale ad Hong Kong rispetto alla Cina:
- Possibilità di ricevere i pagamenti in altre valute, RMB compreso. Ad Hong Kong, le banche consentono e forniscono alle società una più ampia scelta di valute (es. USD, EUR, GBP, CHF, CAD, AUD, NZD, CNY, HKD, JPY, SGD) in modo da permettere di adattare i loro bisogni aziendali quando si confrontano con la Cina. Data l’attuale instabilità del RMB, le società ad Hong Kong hanno il vantaggio di fare e ricevere i pagamenti liberamente nella loro valuta ideale avendo così un maggiore controllo sull’esposizione al rischio di cambio.
- Nessuna specifica limitazione alla circolazione dei capitali: possibilità di fare e ricevere pagamenti da e per l’estero.
- La Cina è conosciuta per essere un Paese con limitanti controlli valutari ed è regolato dalla State Administration of Foreign Exchange (SAFE). Alle imprese cinesi è ancora richiesto di ottenere l’approvazione da parte del SAFE per tutte le transazioni internazionali in entrata e in uscita in conto capitale. Prima della pre-approvazione, a nessun capitale è concesso uscire dalla Cina. Al contrario, le società di Hong Kong, non hanno alcuna limitazione riguardo eventuali pagamenti e non è necessaria loro una pre-approvazione, ciò consente a queste società di operare tempestivamente.
- Nessuna limitazione ai cambi di valuta. Ad oggi il governo cinese mantiene ancora rigorosi controlli sui cambi. In primis, ci sono certe limitazioni sulla quantità di valuta estera che le società cinesi possono detenere nei loro conti. Inoltre alle società cinesi è richiesto di predisporre e fornire rilevanti documentazioni per le transazioni estere. Al contrario, i titolari di conti correnti aziendali in Hong Kong non hanno né limitazioni di deposito nè limitazioni nelle transazioni/scambi con l’estero, consentendo ai titolari delle società di gestire facilmente le loro operazioni.
- Migliore accesso ai diversi prodotti finanziari.
- Migliori tassi d’interesse in Hong Kong.
1.2. Gestione dei flussi di cassa: capitale o finanziamento
Prima di avviare un’impresa o anche una volta che le operazioni aziendali sono iniziate, è importante determinare se il capitale iniziale viene erogato tramite aumento di capitale sociale o a prestito.
Ad Hong Kong non importa se il finanziamento viene effettuato attraverso un aumento di capitale sociale o tramite un prestito. Entrambe le procedure sono semplici ed i relativi fondi sono a disposizione della società non appena il bonifico bancario è stato completato.
Invece, in Cina, le cose sono abbastanza differenti e sono regolate da specifiche norme che governano la porzione di capitale azionario e il finanziamento soci che potrebbero essere utilizzati per finanziare la società cinese a partecipazione estera. Il principio generale in Cina prevede che la quota di capitale investito deve essere adeguata e sufficiente a rendere la società cinese in grado di svolgere tutte le attività legate al proprio business. Ciò significa che, al fine di ottenere l’approvazione iniziale da parte del governo cinese, l’ammontare del capitale sociale iniziale di una società deve essere coerente con l’ampiezza del suo oggetto sociale. L’importo effettivo del capitale sociale da conferire può essere definito solo dopo aver consultato le autorità competenti una volta che la stesura dell’oggetto sociale è stato sottoposto alla loro attenzione. Inoltre, il finanziamento tramite prestito a società cinese a partecipazione estera da parte della sua controllante localizzata in un’altra giurisdizione è sottoposto ai controlli del SAFE e soggetto a specifiche restrizioni. In particolare, vi sarà un tetto massimo all’ammontare del finanziamento soci a disposizione della società cinese a partecipazione estera che deve essere pari alla differenza tra “l’investimento totale” e il “capitale registrato”. Ad esempio, ciò significa che per le società con un investimento totale minore o uguale a 3 Mil USD, il massimo ammontare del finanziamento soci deve essere il 30% del totale investito (e, di conseguenza, il capitale registrato minimo pari al 70% del totale investito). Eventuali finanziamenti oltre questa soglia saranno respinti dal SAFE.
2. Hong Kong e Cina: regimi fiscali a confronto
Ci sono numerosi aspetti fiscali da considerare nel momento in cui si decide di stabilire un’attività commerciale a Hong Kong piuttosto che in Cina:
- L’aliquota fiscale per le società di Hong Kong è pari al 16.5%, rispetto al 25% per le società in Cina.
- Hong Kong non tassa i dividendi. In Cina, invece, i dividendi pagati all’estero subiscono una tassazione del 10%, nel caso in cui non possa essere applicato un trattato fiscale. Nel caso in cui la controllante in Hong Kong detenga l’intero capitale sociale di una società in Cina[4], potrà beneficiare di una ritenuta pari al 5% come indicato dal trattato fiscale tra Cina e Hong Kong, a patto che HKCo sia il beneficiario effettivo del dividendo[5].
- Non esistono regolamentazioni IVA ad Hong Kong, di conseguenza risulta più agevole l’import/export di prodotti non essendoci in pratica oneri amministrativi per le imprese commerciali. Al contrario, in Cina, l’IVA viene riscossa sulla vendita di merci, mentre le esportazioni generalmente non sono imponibili, per esempio la non imponibilità nella vendita per l’esportazione, unita al rimborso dell’IVA assolta, tra lo 0% e 17%, applicata sui materiali acquistati sul mercato domestico per l’esportazione di merci.
- Hong Kong non assoggetta a tassazione le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni. Invece, in Cina, le plusvalenze in capo ad una società di Hong Kong derivanti dalle cessioni di quote nella controllata cinese, sono sottoposte ad una ritenuta del 10%[6]. Al contrario, qualsiasi plusvalenza derivante dalla cessione di partecipazioni in Hong Kong non sarà soggetta a imposta ad Hong Kong; tuttavia, in caso di cessione indiretta di una società cinese detenuta da una società di Hong Kong, quest’ultima sarà soggetta ad obblighi di comunicazione in Cina, e se l’operazione verrà caratterizzata come elusiva, i proventi da dismissione indiretta saranno soggetti in Cina ad una ritenuta del 10%. Tale tematica dovrà essere considerato in sede di pianificazione dell’uscita dall’investimento.
Inoltre, da un punto di vista generale, l’attività commerciale a Hong Kong contribuirà a dare maggiore sostanza economica alla società, che è un requisito importante da un punto di vista di fiscalità internazionale al fine di ridurre il rischio di possibili verifiche fiscali future.
3. Diritto Societario in Cina e Hong Kong
La costituzione di una società a Hong Kong è semplice, chiara, efficiente, ha un basso costo e non presenta procedure complicate. Al contrario, la costituzione di una società in Cina risulta essere più complessa e burocratica considerate le leggi e regolamentazioni sia dell’autorità statale che delle specifiche autorità locali.
In Hong Kong sia persone fisiche che società straniere possono facilmente registrare una limited company normalmente in 4 giorni lavorativi dalla presentazione dei documenti costitutivi all’Hong Kong Companies Registry. Hong Kong Companies Registry emetterà poi il Certificate of Incorporation e un Business Registration Certificate alla società di Hong Kong. In riferimento alla Hong Kong Companies Ordinance (Cap. 622), una società deve avere un company secretary. Il company secretary della limited company deve abitualmente risiedere ad Hong Kong (per le persone fisiche) o deve avere la sede legale o la sede aziendale ad Hong Kong (per le persone giuridiche).
Al contrario, se una società estera sceglie di stabilire la propria presenza commerciale in Cina, può scegliere tra diversi tipi di società, tra i più comuni WFOE (Wholly Foreign Owned Enterprise), JV (Joint Venture), FIPE (Foreign Invested Partnership Enterprise) e Rep Office (Representative Office) secondo le reali esigenze.
In generale, il tipo più comune di entità utilizzato è la WFOE, una società a responsabilità limitata costituita in Cina interamente con capitale straniero e sotto il pieno controllo (100% di proprietà) della società estera. Occorrono generalmente dai 4 ai 6 mesi per i casi più semplici di costituzione di WFOE. Il requisito del capitale sociale può variare a seconda dei diversi settori industriali e di città in città.
La governance di una società da un punto di vista societario risulta essere più semplice, veloce e conveniente in Hong Kong rispetto alla Cina. Tutte le modifiche societarie (es. cambio denominazione societaria, nomina/revoca degli amministratori, modificazione dello statuto, ecc.) possono essere attuate rapidamente a Hong Kong, mentre in Cina c’è ancora molta burocrazia che rende il sistema lento e complesso. Inoltre, a Hong Kong, un azionista che detiene almeno il 75% del capitale azionario emesso da una società ha il controllo completo su di essa mentre, secondo le leggi cinesi, ci sono alcune decisioni aziendali importanti che richiedono il consenso unanime di tutti gli azionisti, quindi anche un azionista che detiene una quota di minoranza è in grado di creare situazioni di stallo con facilità.
In generale, Hong Kong ha un sistema giuridico molto efficace ed equo con molti strumenti giuridici che consentono un elevato grado di flessibilità, mentre le leggi cinesi sono più restrittive. Anche dal punto di vista occupazionale, l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti a Hong Kong è relativamente semplice e trasparente, mentre le leggi cinesi sono fortemente a favore dei dipendenti.
Detto ciò, è sempre preferibile, da un punto di vista legale, regolare i rapporti tra gli azionisti ad Hong Kong e quindi scegliere i tribunali di Hong Kong (o centri di arbitrato) come luogo per risolvere eventuali controversie.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Asian Tax Advisory:
Marzio Morgante
Dottore Commercialista, LL.M.
Managing Partner
Rooms 501-2, Wilson House,
19-27 Wyndham Street,
Central, Hong Kong
Email: marzio@atatax.hk
Tel: (852) 3102 1995
Fax: (852) 3102 0991
[1] I beni prodotti dalla società cinese e venduti nel mercato in Cina devono essere venduti direttamente nel mercato interno, in quanto la società di Hong Kong non può acquistare i prodotti dalla società produttiva cinese per poi rivenderli nel mercato cinese, a meno che i prodotti escano e rientrino in China e, quindi, applicando i dazi e l’IVA al momento dell’importazione.
[2] In riferimento al UNCTAD World Investment Report 2016, il flusso globale degli FDI in entrata a Hong Kong ammontava a 175 billioni di US$ nel 2015, secondo solo agli USA (380 billioni di US$). In termini di flussi in uscita, Hong Kong si è classificata terza in Asia con un totale di 55 billioni di US$, dietro al Giappone (129 billioni di US$) e alla Cina continentale (128 billioni di US$).
[3] In riferimento allo “Statistical Bullettin of China’s Outward Foreign Direct Investment” del 2014 pubblicato dal Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese, il totale degli investimenti in uscita dalla Cina nel 2014 ammontava a 123.1 billioni di US$, il 58% dei quali aveva come destinazione Hong Kong.
[4] La ritenuta fiscale ridotta sui dividendi del 5% si applica solo quando il beneficiario è una società che possiede direttamente almeno il 25% del capitale della società che paga i dividendi.
[5] Quanto alla questione se la società controllante di Hong Kong si qualifichi come il “beneficiario effettivo” dei dividendi facendo in modo da applicarsi la ritenuta convenzionale, si rimanda alla circolare della State Administration of Taxation (l’autorità fiscale cinese) in merito all’interpretazione del termine “beneficiario effettivo” come inteso nei trattati fiscali sottoscritti dalla Cina [Guo Shui Han [2009] No. 601] (“Circolare 601”). In riferimento alla Circolare 601, il termine “beneficiario effettivo” si riferisce ad una persona che detiene la proprietà e il controllo sul reddito, o il diritto o la proprietà da cui deriva tale elemento di reddito. Si rileva inoltre che un beneficiario, in generale, deve essere impegnato in attività commerciali sostanziali e che un agente o una società di comodo non saranno considerati come beneficiario effettivo. La presenza dei seguenti fattori potrebbe influenzare negativamente lo stato di beneficiario effettivo del richiedente:
- il richiedente è tenuto a distribuire la maggior parte del suo reddito (ad esempio, oltre il 60%) ad un residente di un paese terzo entro un periodo di tempo prestabilito (ad esempio, entro 12 mesi dalla data di ricevimento);
- il richiedente non ha un minimo di attività commerciali;
- qualora il richiedente sia una società, le sue attività, la dimensione delle operazioni, il personale impiegato non sono commisurati al suo reddito;
- il richiedente non ha alcun diritto di controllo e decisionale e non sopporta alcun rischio; e
- il reddito del richiedente non è tassabile o, se soggetto a tassazione, è sottoposto ad una bassa aliquota fiscale.
Qualora un contribuente richieda che gli vengano applicati i benefici del trattato, dovrà fornire documentazione alle autorità fiscali locali a supporto della sua richiesta come beneficiario effettivo del suddetto reddito per dimostrare di non rientrare nel campo di applicazione di uno dei suddetti fattori.
[6] In base al trattato fiscale tra la Cina e Hong Kong, le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni di una società cinese saranno soggette a ritenuta in Cina al 10% se 1) la società cinese detiene direttamente o indirettamente principalmente beni immobili in Cina, o 2) se entro i 12 mesi precedenti la cessione, il beneficiario delle plusvalenze ha detenuto una partecipazione, diretta o indiretta, non inferiore al 25% del capitale della società.